18 ottobre 2009

Il “Laboratorio Roseto”: una mappa concettuale

pubblicato in Laboratorio Roseto

Per le studentesse e gli studenti del dottorato, osservare i segni della presenza degli aquilani sul territorio di Roseto degli Abruzzi è stata l’occasione per riflettere, facendone esperienza, sulla dimensione volontaria e convenzionale dell’organizzazione sociale di un territorio. Recentemente è di moda affermare che più o meno qualunque cosa ricada nel campo di studio della sociologia sia una costruzione sociale.

Non vi è dubbio però che l’organizzazione di una comunità su di un territorio sia una costruzione sociale, in ampia parte volontaria. La sua natura convenzionale può essere osservata tanto sul piano simbolico - delle rappresentazioni degli attori - quanto su quello strutturale: nei confini e nelle pratiche politico-amministrative, nelle reti sociali, nelle relazioni e nelle pratiche degli attori. La dimensione simbolica, del resto, è costitutiva del fenomeno nella sua stessa dimensione istituzionale (Searle).


Ed è stato soprattutto agli aspetti strutturali che abbiamo indirizzato l’attenzione dei dottorandi, chiedendo loro di osservare e fotografare i segni materiali della presenza degli aquilani, e della convivenza in una situazione di emergenza di due distinte comunità.

mappa concettuale
Mappa concettuale del laboratorio

Un disastro naturale come il terremoto impedisce per un periodo più o meno lungo di tempo il proseguimento delle pratiche sul territorio ed il mantenimento delle relazioni sociali all’interno dei normali sistemi di riferimento.

In cima alla nostra mappa sono dunque le categorie di disorganizzazione sociale (vedi le pagine di Thomas e Znanieski nel Polish Peasant) e di spaesamento.

Tali categorie possono essere utilizzate con riferimento tanto alla comunità aquilana, quanto al territorio ed alla comunità di Roseto degli Abruzzi, il cui andamento ordinario viene ad essere stravolto dall’emergenza e dalla presenza degli ospiti aquilani.

Con riferimento alla comunità aquilana, parliamo di dislocazione per intendere la separazione delle pratiche sociali dal territorio di riferimento (vedi su questo il num. di settembre di Communitas). Il termine è suggerito anche dalla anomala dislocazione degli uffici e dei servizi del comune di L’Aquila, che hanno spesso seguito i cittadini nel territorio di altri comuni.

La temporaneità di questa situazione, peraltro, fa sì che la sospensione della vita ordinaria determinata dal sisma non sia destinata - per sua natura - a risolversi in una riorganizzazione stabile. Una vacanza - come vuoto ed assenza delle strutture dell’ordinarietà - destinata a risolversi con la ricostruzione, ma che certamente si configura come vacanza non turistica.

Si tratta insomma di gestire l’emergenza, mediante una riorganizzazione funzionale del territorio che serva a fornire tutti i servizi e tutti gli aiuti necessari. La Protezione Civile coordina interventi ed iniziative, delle quali molte nascono dal basso - dalla società civile.

Assistiamo di conseguenza ad una riorganizzazione della comunità rosetana intorno alla presenza degli aquilani: da parte delle associazioni che nascono, si attivano o “riconvertono” le proprie attività; da parte degliesercenti che propongono nuove iniziative commerciali e di solidarietà.

Ma soprattutto da parte delle strutture turistiche e delle strutture ricettive che diventano non solo il luogo privilegiato dell’ospitalità, ma anche lo snodo fondamentale delle iniziative e delle comunicazioni.[:]

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