15 febbraio 2013

Sondaggi, profezie che si autoavverano e cattiva informazione

la vera ragione per cui i sondaggi spesso ci offrono delle fotografie inesatte, è che i sondaggisti, in Italia, utilizzano un metodo non impeccabile: il famoso ‘Cati’, cioè una rilevazione diretta realizzata attraverso interviste telefoniche su rete fissa. Rete fissa, sì: vuol dire che quando vedete un sondaggio, tranne rarissime occasioni, le persone che vengono interpellate sono quelle che hanno intestato un numero di telefonia fissa”. Solo quelle, già. “Di conseguenza – prosegue – i più giovani, cioè quelli che per esempio hanno solo un telefonino e non hanno intestato alcun numero di telefonia fissa e che sono poi il campione tradizionalmente più indeciso che determina il risultato di un’elezione, non vengono intercettati: e in un certo senso la ragione per cui i risultati imprevedibili spesso non si riescono a prevedere dipende proprio da questo problema qui. Attenzione però: non è un capriccio dei nostri sondaggisti. E’ che, in Italia, per poter chiamare sul telefonino e fare interviste volanti, occorrono pratiche lunghe e interminabili iter burocratici dal garante della privacy (a proposito di riservatezza: a ridurre la pleatea dei possibili intervistati c’è la facoltà di accedere alla rete fissa senza figurare sugli elenchi, ndr). Dunque non è impossibile, occorre solo più tempo”.
Come se ne esce?
La composizione spesso monolitica del campione di cui si nutrono i sondaggi italiani, oltre a favorire l’eterogeneità delle rilevazioni (qualcuno ha capito quanto sono distanti realmente Berlusconi e Bersani?), contribuisce anche a creare un circolo vizioso che, alla lunga, giova ai grandi partiti e produce un’altra specie di profezia che si autoavvera.
(Fonte: ilfoglio.it)

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