Il 15 gennaio 1991 è stata infatti approvata una mozione che impegna espressamente il Governo, qualora intenda rassegnare le dimissioni, a darne previa comunicazione motivata alle Camere. Da allora in poi la parlamentarizzazione della crisi è sempre stata rispettata da tutti i capi di Stato, con la sola eccezione di Giorgio Napolitano. È la terza volta che infrange questo principio durante il suo doppio mandato. Per Re Giorgio gli atti di indirizzo politico approvati dalle istituzioni democratiche sono carta straccia, obbedisce solo ai suoi capricci da padre padrone. Napolitano non può espropriare il Parlamento dal ruolo che la Costituzione gli riconosce, “specie in situazioni estranee alle determinazioni assunte dalle Camere, e cioè al di fuori dei casi di negazione della fiducia o di successiva revoca della stessa”: così recita la mozione sulla parlamentarizzazione della crisi di Governo, tutt’ora vigente.Mi sono informata. Ovviamente ero già più che convinta che la mozione in effetti esistesse, altrimenti qualche volenteroso che smentisse il post si sarebbe trovato.
In effetti, la mozione esiste, ma non pare possa essere considerata vincolante. Si tratta di una prassi, di solito rispettata in tempi recenti. Leggete qui: http://books.google.it/books?id=K4fJmhrUYzkC&pg=PA147#v=onepage&q&f=false
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