In una prospettiva socio-semiotica, il medium non è il messaggio. A costituire la condizione di possibilità dei “messaggi” e delle interpretazioni è principalmente l’ambiente sociale e culturale (come enciclopedia o come semiosfera), del quale naturalmente fanno parte anche i media.
Verba volant, scripta manent: inventata la scrittura, l’influenza dei media sui “messaggi” si è resa subito chiara ed evidente. D’altro canto, tutto ciò che viene detto (scritto, inciso, stampato, inviato per e-mail o “twitted") deve avere un senso, vale a dire apparire “rilevante” e comprensibile all’ascoltatore o al lettore. E il medium non è il “senso” - l’essenza stessa del messaggio in quanto “messaggio".
La possibilità di costruire un ambiente di comunicazione più orizzontale con il web 2.0 (e 3.0) non dovrebbe dunque dipendere (solo) da qualche nuova caratteristica dei nuovi media. In ipotesi, si dovrebbe attribuire un ruolo maggiore alle dinamiche sociali e culturali che essi possono attivare e / o facilitare, ed alle relazioni semiotiche con altri mezzi e modi di produzione del discorso, in un mondo sociale plurale - “reale” e “virtuale", allo stesso tempo. Né - naturalmente - si possono ignorare le asimmetrie di potere nell’accesso a queste tecnologie, nel controllo delle infrastrutture, e nell’influenzare la visibilità e la rilevanza dei contenuti.
In ogni caso, l’interattività è una “nuova” caratteristica che potrebbe introdurre un cambiamento più generale nell’ambiente comunicativo, rendendo possibile l’intermedialità e le connessioni con pratiche e reti sociali reali.
L’interattività - nel web come nella vita quotidiana, rende la distinzione tra “emittente” e “ricevente” quasi irrilevante - dal punto di vista analitico. In una prospettiva semiotica, i “destinatari” sono sempre interpreti attivi, che selezionano i contenuti e costruiscono i frame interpretativi. Di nuovo nel Web 2.0 - quantomeno a considerarlo un mezzo di comunicazione di massa come la TV - c’è che i destinatari spesso sono anche gli emittenti.
Nella storia delle culture umane, non è una gran novità: i miti, le tradizioni e la “cultura popolare” sono sempre stati prodotti in questo modo, anche prima dell’invenzione della scrittura. Nondimeno, si tratta di una vera e propria rivoluzione all’interno di una società (e soprattutto di una disciplina) abituati ad un modello di destinatario / spettatore / consumatore, che è attivo nel senso che è capace di fare zapping, o spegnere il televisore per fare qualcos’altro. Ma il Web non è la TV.English translation NOT REVISED
"Verba volant, scripta manent": as soon as writing was invented, the influence of media on "messages" had been clear and evident. On the other hand, whatever is said (written, engraved, printed, emailed or "twitted") must have a "sense" (a meaning), i.e. must be considered "relevant" and understandable by the listener and / or the reader. And the medium is not the "sense" - the very essence of the message as a "message".
Thus, the possibility for the web 2.0 (and 3.0) to build a more horizontal communication environment should not depend (only) on some major technical features of the new media. A greater role should be hypothesized for the social and cultural dynamics they can activate and/or facilitate, as well as for their semiotic relations to other signs, contents, media and modes of discourse production, within a plural social world - "real" and "virtual" at the same time. And great attention - of course - should be paid to power asymmetries in accessing these technologies, controlling infrastructures, and influencing the visibility and the relevance of contents.
Anyway, interactivity is a "new" feature that could introduce a general change in the communication environment, by implementing inter-mediality and connections among "real" social practices and networks.
Interactivity - in the web like in everyday life - makes it almost irrelevant the analytical distinction between "issuer" and "recipient". In general, from a semiotic perspective, "recipients" are active interpreters, selecting contents, and producing their own frames. What is new in the Web 2.0 - at least, if considered as a "mass" medium like the TV - is the fact that the recipients are often the issuers.
In the history of human cultures, this is not great news: myths, traditions and "popular culture" have always been produced this way, since before the invention of writing. And this is the way "everyday life" works, interactive, multi- and inter-medial by nature. Nevertheless, it seems a revolution within a society (and a research field) accustomed to a model of recipient / viewer / consumer who is active in the sense that is capable of doing channel-surfing, or turning off the TV to do something else. However, the Web is not the TV.
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