La notizia è intrigante per due motivi: in primo luogo, lo strumento di rilevazione sarà costituto da smart phones; in secondo luogo, il “tracciamento” avverrà mettendo insieme dati “soggettivi” (sentimenti e percezioni) e dati “oggettivi” (cardiovascolari e gastrointestinali).
La stessa idea di osservare gli individui nel loro contesto reale attraverso l’uso delle nuove tecnologie potrebbe naturalmente avere enormi potenzialità. Magari può far pensare al Grande Fratello, ma i partecipanti a queste ricerche sono volontari informati e consenzienti (come quelli del Grande Fratello, in effetti).
Early next year, 350 or so Penn State students and staff, as well as local retirees and others, will wander around State College, Pa., for three weeks, pausing intermittently to drop their heads down as they tap on smart phones to answer detailed questions about how they feel immediately after nearly every social interaction they have.Quello che piuttosto guardo con un certo sospetto sono i tentativi di associare comportamenti sociali e mal di pancia, e l’assunzione spesso implicita in essi: i comportamenti sociali avrebbero una base - quando non una determinante - biologica.
[…] The smart phones will be loaded with software that prompts subjects to regularly describe what happened in an interaction and their perceptions of their general, cardiovascular and gastrointestinal health, as well as whether specific interaction made them feel angry, happy, sad, etc., and whether they perceived the others involved as cold or friendly, dominant or submissive.
[…] In a future iteration of this study, Ram plans for subjects also to wear small, quarter-sized monitors that record heart rate and other physiological functions. They would transfer the data via Bluetooth to a smart phone that then sends the data, along with information about the environment, wirelessly to a server.
Ora, non dubito del fatto che siamo esseri biologici, e che tutto quello che facciamo abbia per questo una base biologica. Anche la mia attuale azione di scrivere ha una base biologica: ho delle mani che si muovono e dei pensieri che si agitano grazie a sinapsi, neurotrasmettitori, cellule e molecole. Mi resta però l’idea - diciamo il pregiudizio - che scrivere sia soprattutto un fatto culturale.
Lo stesso vale per le emozioni. “Dare il nome ad una emozione” implica un (tentativo di) controllo sociale e culturale sulla stessa, una vera e propria educazione sentimentale in conseguenza della quale lo stesso comportamento - una certa irruenza sessuale ad esempio, o al contrario la “cavalleria” - potrà essere considerato romantico o offensivo dalla donzella alla quale è rivolto.
Fra gli esseri umani - e forse anche fra altri primati superiori - la selezione naturale diventa “culturale” per il tramite di valori, educazione, e persino mode: il “successo riproduttivo” di un sanguinario guerriero dipende dal contesto sociale, storico e culturale in cui vive. Per non parlare dell’attrattività esercitata dall’adipe, e/o dalle capacità intellettuali, di uomini e donne. Trovare correlazioni fra comportamenti sociali e “fatti biologici” è come trovarne fra uova e galline: qual è la causa e quale l’effetto?
Tornando alla ricerca, comunque, una delle possibili applicazioni previste dovrebbe essere quella di “guidare” o “consigliare” le persone sul comportamento da tenere in caso di difficoltà (immagino su richiesta degli interessati).
For example, if we find in the stream of data we collect that an individual has a tendency to withdraw every time he or she meets with his or her boss, we can begin providing some guidance that may help those interactions go more smoothly. Ideally we might even be able to deliver those ‘micro-interventions’ right on the cell phone—with a text message appearing that says, “Okay, just take a couple of deep breaths and be assertive.’”
Per migliorare il battito cardiaco, il benessere psicologico, o la vita sociale?
(l’immagine è di iStockphoto/nicolas_, nell’articolo di scientificamerican.com)
Nessun commento:
Posta un commento