23 luglio 2011

Mediocracy e fiducia

Apprendo dal Fatto Quotidiano di una interessante ricerca del professor Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della Pennsylvania University (vedi il working paper). Lo studio mostra come in alcuni casi i partiti politici possono decidere di reclutare intenzionalmente individui mediocri, per massimizzare la fedeltà al partito, ed evitare lo scoraggiamento prodotto dalle personalità di spicco, le cosiddette "star".

Spiega Merlo nell'intervista rilasciata al Fatto:
Perché nella mediocracy si punta a candidare non chi assicura le migliori performance all’elettore ma all’organizzazione che li ha nominati, in altre parole non conta quanto sei bravo e apprezzato ma quanto sei disposto a tenere in vita il sistema.
... A differenza di quanto avviene nelle imprese di mercato l’incentivo è differito nel tempo e nella quantità. In pratica chi lavora per i partiti non viene ricompensato a dovere e nell’immediato per il suo impegno ma con una promessa tacita o esplicita di una carica elettiva o di una poltrona (di cui si è certi) e ben retribuita. Un congruo indennizzo alla fedeltà [Italia soffocata dalla Casta ... | Il Fatto Quotidiano].

È evidente che questo meccanismo non riguarda solo i partiti politici. Anche nelle università si ha spesso l'impressione che, se non si arriva magari a premiare la mediocrità in quanto tale, la fedeltà e la conformità contino spesso più del merito. Sembrerebbe cioè che i sistemi tendano ad autoriprodursi chiudendosi, nel tentativo di restare "fedeli" a se stessi e di respingere sistematicamente scomode occasioni di innovazione. A meno che non siano costretti, naturalmente, a fare i conti con l'esterno.

Ma  l'aspetto che mi pare interessante sottolineare è che per differire nel tempo l'incentivo serve una prospettiva temporale di medio-lungo periodo (quindi un contesto stabile) ed una notevole dose di fiducia. La "fedeltà" può essere ripagata solo con la fedeltà. Se vedo che il mio collega non ottiene l'incentivo previsto, realizzo che il sistema non è più affidabile, che l'obiettivo per cui ho lavorato potrebbe non essere più raggiungibile. Che la mancata riscossione avvenga per cattiva fede (comportamenti opportunistici) o per le circostanze, non fa una grande differenza.

Mi chiedo quindi: in questo momento in Italia, esiste ancora un qualche sistema che sia così stabile da rendere credibili incentivi di medio-periodo? Tradotto: i partiti sono ancora nella condizione di poter promettere poltrone nella prossima legislatura? E di conseguenza: la fedeltà sarà sufficiente a tenere in vita il sistema? Le fibrillazioni nelle segreterie, nei vertici, e nei voti "segreti" sembrerebbero suggerire di no.

2 commenti:

  1. Reclutare intenzionalmente individui mediocri, per massimizzare la fedeltà? In Italia è un metodo molto praticato anche nelle aziende private! E quante volte ho visto chiedere l'aumento di stipendio, non per aumentate capacità o carichi di lavoro, ma semplicemente "perché l'hanno aumentato al collega".

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  2. Sono assolutamente d'accordo. Premiare la fedeltà all'organizzazione è senz'altro giusto, ma spesso il problema è semplicemente che la gente mediocre preferisce avere accanto gente altrettanto, se non più, mediocre, per non dover competere per niente.

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