9 giugno 2012

Grandi rischi e comunicazioni

Mentre a L’Aquila la Commissione Grandi Rischi è sotto processo per aver rassicurato la popolazione (“Nessuno sapeva della faglia di Paganica”, nientemeno), il sindaco di Finale Emilia, secondo quanto dichiarato ai giornalisti ieri - e dunque a caldo -, avrebbe pensato di denunciare quella stessa commissione per il procurato allarme causato dalle comunicazioni poco rassicuranti sulle possibili evoluzioni della sequenza sismica in Emilia (da IlCorriere.it).


Meglio fare il giardiniere: si lavora all’aperto e non si devono comunicare rischi che in Italia si trasformano sempre in profezie apocalittiche per effetto del principio di inerzia. O non vengono comunicati, e diventano “segreti” e “misteri” (qualcuno sapeva, c’erano delle carte tenute sotto chiave …).


(A proposito di “carte segrete” e “dossier”, ecco una mappa pubblicata nel 2007 da due ricercatori italiani su una rivista scientifica internazionale, e dunque ben nota a tutti i potenziali interessati).



Il fatto è che non esiste un modo razionale di comunicare un atteggiamento irrazionale nei confronti del rischio.


Indimenticabile, dopo il sisma dell’Aquila, quello che mi rispose una preside, quando feci notare che la scuola non rispettava la normativa anti-incendio (mi preoccupavo della eventuale necessità di evacuazione): «E che ora deve capitare pure un incendio?».

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