19 novembre 2009

“Satan, the great motivator” – Religione e comportamenti economici



Context Crawler ha presentato, un paio di giorni fa, un articolo del Boston Globe riguardante "gli effetti della religione sui comportamenti economici" (‘Satan, the great motivator’)
A pair of Harvard researchers recently examined 40 years of data from dozens of countries, trying to sort out the economic impact of religious beliefs or practices. They found that religion has a measurable effect on developing economies – and the most powerful influence relates to how strongly people believe in hell ... Their results show a strong correlation between economic growth and certain shifts in beliefs, though only in developing countries. Most strikingly, if belief in hell jumps up sharply while actual church attendance stays flat, it correlates with economic growth. Belief in heaven also has a similar effect, though less pronounced. Mere belief in God has no effect one way or the other. Meanwhile, if church attendance actually rises, it slows growth in developing economies
Si tratta di risultati del tutto in linea - in realtà - con la classica sociologia della religione di Max Weber: da una parte, infatti, l'appartenenza a comunità religiose comporta un maggiore controllo sociale (interno ed esterno) sui comportamenti, aumentando quindi i livelli di fiducia ed il capitale sociale, anche se -- con Putnam -- questo talora può determinare la chiusura nei confronti degli appartenenti ad altre denominazioni religiose o comunità.


Dall'altra, le credenze relative al post-mortem sono certamente connesse all'etica -- almeno in quelle religioni che Weber, ed appunto per questo, definisce "razionalizzate". Poiché è il comportamento attuale a "determinare" in qualche modo ed in qualche misura il destino della persona o dell'anima nell'aldilà, ci sono buone probabilità che coloro che credono all'inferno si comportino meglio, e/o saranno più morigerati, e/o semplicemente avranno una più spiccata tendenza a pensare al futuro.E' invece dubbio che l'appartenenza religiosa sia in grado di influenzare in quanto tale il reddito.
Religion can, quite directly, affect what you earn – fundamentalists and evangelicals in the United States tend to have lower savings rates and incomes than members of other religions, in part because they have larger families and give away more of their money [corsivo aggiunto].
La correlazione fra reddito ed appartenenza religiosa rappresenta un classico esempio del fatto che "correlation is not causation". Probabilmente, altri fattori intervengono a spiegare tale relazione. Tipicamente, uno di questi (senza voler dimenticare o sottovalutare le vere e proprie discriminazioni religiose) è il livello di istruzione:
literacy seems clearly connected with economic development, and mass literacy is a Protestant invention, says Robert D. Woodberry, a sociologist at University of Texas at Austin. He has mapped how missionaries spread literacy, technology, and civic institutions, and finds that those correlate strongly with economic growth. He argues in part that this helps explain why the once-poor but largely Protestant United States surpassed rich, Catholic Mexico after 1800.
E Weber aggiungerebbe: anche il tipo di istruzione che si tende a preferire, e che pare collegato se non direttamente alla religione di appartenenza, al complessivo contesto culturale. Ad esempio in Italia, le classi superiori tendono a preferire le professioni liberali a quelle tecniche, il che vale forse a spiegare una certa resistenza culturale all'innovazione ed un (incongruo) conservatorismo un po' aristocratico. Senza contare che alcune religioni vietano o scoraggiano l'esercizioni di alcuni mestieri o professioni.

Quello che mi pare davvero molto sorprendente, invece, è che la relazione fra economia e religione risulti essere particolarmente rilevante per i paesi emergenti:
Knowing exactly how and when God influences mammon could lead to smarter forms of economic development in emerging nations, and could add to our understanding of how culture shapes wealth and poverty. And it stands as part of a larger movement in economics, in which the field is looking beyond purely material explanations to a broader engagement with human culture, psychology, and even our angels and demons.
Come se invece l'attuale crisi finanziaria - e culturale - dei paesi ricchi non avesse niente a che fare con l'etica, e/o con la diffusa tendenza a pensare solo all'immediato presente ignorando - non dico l'aldilà, ma persino il medio-lungo periodo.


Nessun commento:

Posta un commento