26 gennaio 2010

Abituarsi ad innovare

L’innovazione è una questione di pratiche, più che di mentalità o di saperi. Può anche capitare che le resistenze al cambiamento si esprimano con frasi del tipo “Ho sempre pensato che …”. Ma è molto più frequente sentir affermare con una (legittima) punta di orgoglio “Ho sempre fatto così”.
Perché lasciare la strada vecchia per la nuova? Il costo dell’innovazione è – da questo punto di vista – molto elevato: imparare cose nuove ed arrischiarsi in acque non conosciute può significare giocarsi la carriera e la reputazione. E non a tutti piace.
Nicola Mattina, intervistato da Nextinnovation, afferma infatti che:
la maggior parte dell’innovazione si fa in gruppo, gestendo e partecipando a delle reti: di conoscenze, di scambio, di opportunità commerciali e imprenditoriali.
In una rete, è più facile non solo diffondere saperi e pratiche, ma anche condividere i rischi e sentirsi sostenuti nel portare avanti anche le idee più bislacche. L’innovazione è una pratica sociale.
E poi le idee devono essere sottoposte a vaglio critico. D’altra parte, è noto che reti troppo “strette” e chiuse in se stesse tendono – nel corso del tempo – a produrre conformismo e “pensieri unici”.
Multidisciplinarietà, apertura al mondo esterno (anche, ma non esclusivamente, delle imprese) e partecipazione a reti “a legami deboli” riducono senz’altro questo rischio: peccato che siano abitudini ancora poco diffuse in Italia, e non solo per colpa del mondo della ricerca.

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