Secondo l'Istat, gli abitanti del Nord (7,3) sono mediamente più soddisfatti di quelli del Sud (7,1) e di quelli del Centro (7,0): si tratta di differenze apparentemente poco significative - soprattutto se si considera che la mediana è sempre pari a 7 (in tutte le aree, quindi, almeno la metà degli intervistati ha dato un giudizio pari o superiore a 7).
Soddisfazione
Eppure, la percentuale degli insoddisfatti (intervistati che danno un "voto" inferiore a 6) al Nord non arriva al 10%, mentre al Sud si aggira intorno al 14%. Valori particolarmente elevati vengono registrati in Trentino-Alto Adige (7,8), mentre i livelli più bassi si registrano in Campania (con una media di 6,8).
Ad occhio e croce, la soddisfazione sembrerebbe confermarsi buona compagna della fiducia, dato che - come si è visto nel precedente post di questa serie - gli abitanti del Sud, meno soddisfatti, dichiarano anche di avere meno fiducia nel prossimo rispetto a quelli del Nord.
Le cose cambiano però, se si considerano anche le dimensioni dei comuni. Come è facile attendersi, il grado di soddisfazione è - diciamo così - "inversamente proporzionale" alle dimensioni del comune di residenza, variando da una media di 7,4 (su 10) nei comuni al di sotto dei 2.000 abitanti, ad una di 7,0 nei centri metropolitani (si veda la Nota metodologica per le definizioni). In particolare, la qualità della vita di relazione si conferma migliore nei piccoli centri rispetto alle grandi città.
Gli abitanti dei comuni "cintura" delle grandi città (spesso di piccole o piccolissime dimensioni, ma di fatto spesso parte della metropoli) costituiscono una via di mezzo: più soddisfatti di quelli delle città, cioè, ma meno di quelli degli altri piccoli comuni.
Comuni grandi e piccoli
Il grado di soddisfazione dichiarato diminuisce però passando dalle relazioni familiari a quelle amicali, alla vita lavorativa, e al tempo libero, secondo un pattern molto simile, indipendentemente dalle dimensioni del comune. La fiducia interpersonale, però, risulta più diffusa nei comuni grandi (comprese le metropoli) ed in quelli molto piccoli (con meno di 2.000 abitanti).
Se è il 21,7% degli italiani a ritenere che "gran parte della gente è degna di fiducia", la percentuale dei "fiduciosi" sale ad oltre il 24% nelle aree metropolitane e nei comuni piccolissimi, ed al 23% nei comuni con più di cinquantamila abitanti. Il che induce a riflettere sulla complessità della relazione fra soddisfazione e fiducia, che a prima vista apparirebbe quasi "ovvia": essere soddisfatti della propria vita di relazione non implica - di per sé - un sentimento di fiducia generalizzata (quella nei confronti della "gran parte delle persone"); né l'avere fiducia in generale implica soddisfazione per la qualità delle proprie relazioni interpersonali.
Da una parte, c'è da tenere conto del fattore "tempo": gli abitanti delle grandi città, come i pendolari dei comuni cintura, hanno meno tempo da dedicare ai rapporti sociali. Dall'altra, la fiducia generalizzata è fortemente influenzata dal contesto istituzionale e dai valori diffusi in un determinato ambiente sociale (il ruolo degli aspetti istituzionali appare ancora più evidente nelle risposte alla cosiddetta "domanda del portafogli", alla quale dedicherò un prossimo post).
Inoltre, l'insieme dei dati presentati in questa serie riflettono - mi pare - l'immagine di un Paese che si rifugia sempre di più nelle relazioni primarie (famiglia e amici). Gli italiani, insomma, sembrerebbero soddisfatti della propria vita, sì, ma soprattutto per quel che riguarda quello che una volta si chiamava "il privato". Lo sono molto meno, invece, rispetto alla propria vita sociale e pubblica. E questo certamente non aiuta a coltivare la fiducia nei confronti degli altri.
Files (Istat): comunicato stampa | tavole | nota metodologica
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