23 aprile 2014

Politica pop 2.0 e sfera pubblica

[Una delle caratteristiche distintive del web 2.0 è la circolazione "sociale" dei contenuti e delle informazioni (cfr. ad es. Jenkins et al., 2013). È pur vero però che della grandissima parte di questi contenuti si potrebbe tranquillamente fare a meno. Su Facebook, le persone condividono infatti principalmente vignette, battute, insulti, e volgarità di vario genere.

Photoshop su photoshop: fotomontaggio sul manifesto ritoccato di Giorgia Melon

Nel famoso testo del 2006, "Cultura della convergenza", Jenkins parla di "Photoshop per la democrazia": nei fotomontaggi a sfondo satirico o parodistico che vengono prodotti in casa e diffusi in rete, Jenkins vede cioè uno degli aspetti del processo di democratizzazione attivato dal web. Si tratta di una forma di democratizzazione che ha connotati inevitabilmente "pop": all'interno della grandissima massa di contenuti prodotti e condivisi, ce ne saranno senz'altro di volgari, di falsi, di fuorvianti, di scorretti (ed è anzi probabile che siano la maggior parte).

Non voglio sostenere che la selezione naturale funzioni nel lasciar sopravvivere solo i contenuti di qualità. Per tante ragioni su cui è impossibile soffermarsi ora è improbabile che sia proprio così. Va però sottolineato il fatto che, belli o brutti che siano, questi contenuti hanno in molti casi l'effetto di modificare l'agenda dei politici e dei media.
Tanto per cominciare la politica pop (Mazzoleni e Sfardini, 2009) è un fenomeno televisivo, e non un prodotto del web come "non-intelligenza collettiva". A Ballarò, ad esempio, è Crozza che, presentando una sintesi dei temi della settimana, propone allo spettatore l'agenda (anche in riferimento ai temi e agli ospiti della puntata); è molto probabile che il suo intervento sia molto più efficace della parte "seria" della trasmissione, nello spingere le persone a cercare più informazioni (ibi).
Diego Bianchi a "Gazebo" commenta la comunicazione politica su Twitter (da Repubblica.it)
Le vignette e i tormentoni prodotti sul web possono avere lo stesso effetto, soprattutto se vengono ripresi dai big media, come sempre più di frequente accade. Per non parlare poi dei nuovi generi prodotti da questa commistione fra informazione, intrattenimento, web e tv: "Gazebo" è una trasmissione "pop" che nasce dal web, e parla di politica con regolari incursioni nella realtà della rete. È molto difficile distinguere l'informazione e l'intrattenimento, anche se Damilano, in quanto giornalista, fa da garante della qualità dell'informazione (e non da spalla a Diego Bianchi …).
I vitelloni al bar (1953)

Le discussioni online (o le chiacchiere da bar 2.0) e la politica pop possono sembrare un pallido riflesso delle discussioni dei caffè descritte da Habermas (1971), e che hanno portato alla nascita della società civile europea. Eppure, sappiamo che questi caffè non erano popolati dai soggetti razionali e pacati che la teoria della deliberazione di Habermas potrebbe suggerire: non tutti i partecipanti erano colti come gli Enciclopedisti, e, non di rado, le discussioni diventavano anche piuttosto accese. Questi luoghi venivano considerati volgari e minacciosi dal sovrano e la sua corte: erano i luoghi nei quali si formavano nuove istanze di interesse generale, e che ― a livello discorsivo, prima che istituzionale ― hanno dato luogo all'idea di democrazia e di opinione pubblica come li concepiamo oggi.

Sotto diversi profili, e per quanto volgari possano apparire, le odierne "chiacchiere da bar 2.0" non sono meno serie, almeno non nelle loro potenziali conseguenze.



Dall'intervento "Gli strumenti del web 2.0 per la partecipazione e la mobilitazione", presentato al convegno "La democrazia partecipativa nell'attuale quadro politico e istituzionale" (Università di Teramo, Facoltà di Scienze Politiche, 10 aprile 2014)

Riferimenti bibliografici

Habermas, J. (1971). Storia e critica dell'opinione pubblica. Bari: Laterza.
Jenkins, H. (2006). Convergence Culture: Where Old and New Media Collide. New York: NYU Press.
Jenkins, H., Ford, S., Green, J. (2013). Spreadable Media: Creating Value and Meaning in a Networked Culture. New York: NYU Press.
Mazzoleni, G., Sfardini, A. (2009). Politica pop. Bologna: Il Mulino.

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