25 gennaio 2011

Bagnasco: in Italia, il disastro antropologico

Del discorso tenuto ieri dal cardinale Bagnasco, i giornali hanno cercato soprattutto di decifrare l'eventuale cambiamento di posizione della Chiesa - e della Conferenza Episcopale Italiana in particolare - nei confronti del governo.

Già, perché, secondo le aspettative e le speranze di molti, la spallata al governo doveva darla lui. Per poi naturalmente ritirarsi di buon grado in curia senza più interferire con le vicende politiche italiane. Libera Chiesa in libero Stato.

La spallata non c'è stata. O almeno non è stata una spallata di quelle che fanno cadere i governi. Ciononostante, direi che sul "berlusconismo" il giudizio non poteva essere più netto. Ma ad essere additato come responsabile del berlusconismo non è stato il solo Berlusconi, ed anzi Bagnasco ha descritto la via italiana alla modernità liquida come un vero e proprio disastro antropologico.
Nella mentalità più diffusa, la sofferenza è l’ambito oscuro della vita che è meglio mettere tra parentesi, e da cui in ogni caso è necessario preservare i più giovani. Ma questo, pur scaturito dalle migliori intenzioni, è l’autoinganno più fatale che si sia indotto nei figli, nei nipoti, nei discepoli. Tentando di preservarli dalle difficoltà e dalle durezze dell’esistenza, si rischia di far crescere persone fragili, poco realiste e poco generose. Se a questo si aggiunge una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé, ecco che il disastro antropologico in qualche modo si compie a danno soprattutto di chi è in formazione.

Una società che ha utilizzato il progresso economico e tecnologico per evitare (giustamente) il dolore e le sofferenze umane, ma che forse oggi proprio per questo non è più attrezzata ad affrontare le crisi, le difficoltà e le durezze. Una società che ha coltivato l'individualismo - dall'edonismo degli anni '80 al narcisismo degli anni '90 - e che ora non sa trovare più il senso del bene comune, avendo dissipato come insopportabili freni alla libertà individuale i riferimenti etici, ideali (ed anche ideologici) collettivi.

Cita direttamente Bauman, Bagnasco:
In un documento del nostro Episcopato pubblicato trent’anni or sono ... (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 1981 ), si diceva icasticamente: «Il consumismo ha fiaccato tutti» (n. 11). Ed eravamo appena agli inizi di quel processo di trasformazione che interesserà l’Italia e l’Occidente nei decenni a seguire, e troverà rappresentazione nella cosiddetta “modernità liquida” dominata da quella che alcuni hanno definito “ideologia del mercato”.
Così come ricordano alcuni passi di Bauman anche le parole:
La desertificazione valoriale ha prosciugato l’aria e rarefatto il respiro. La cultura della seduzione ha indubbiamente raffinato le aspettative ma ha soprattutto adulterato le proposte. Ha così potuto affermarsi un’idea balzana della vita, secondo cui tutto è a portata di mano, basta pretenderlo.
Un mondo come un grande supermercato, in cui tutto è a portata di mano in un duplice senso: in quanto può essere facilmente comprato, grazie alla disponibilità di mezzi economici; ma soprattutto in quanto qualunque scelta è legittima, senza limiti, o vincoli sociali e morali.

E si tratta di un processo che ha investito non solo la società italiana, ma l'intero mondo occidentale, che si è rivelato onnipotente e fragile allo stesso tempo.

Ultimamente, per la verità, soprattutto fragile.

Sebbene, sempre secondo Bagnasco, solo una parte della società abbia ceduto a queste lusinghe, «il calco di quel pensiero è entrato sgomitando nella testa di molti, come un pensiero molesto che pretende ascolto».

E questo è il vero disastro - quello antropologico, appunto - che non risparmia nessuno e che davvero rende asfissiante il clima politico e sociale in questo tempo triste del quale siamo costretti ad essere testimoni.

Non è per sottovalutare la portata del "fenomeno Berlusconi", ma il disastro sembra andare al di là del nostro premier. Semmai  Berlusconi ne è stato l'emblema, il testimonial, soprattutto nell'Italia degli anni Ottanta.

E poi - diciamoci la verità - quanti berlusconi incontriamo nella nostra vita quotidiana? Quante fra le persone che conoscete si comporterebbero nello stesso modo, avendo gli stessi soldi, o lo stesso potere? Non vuole essere una giustificazione. Solo, è bene riflettere di tanto in tanto sulle dimensioni di questo cambiamento culturale.

Bagnasco e Berlusconi a parte (non so quanto sia possibile metterli davvero da una parte, ma proviamoci per un secondo), poi, è grande il disagio di una popolazione che non si fida delle istituzioni, dei partiti e nemmeno dei vicini di casa; che sta male se non lavora, ma d'altra parte vive con malessere la propria condizione lavorativa; che è incerta del proprio futuro se è giovane, e del futuro dei propri figli se non è più giovane; che vede le tasse come una vessazione, in quanto vessatorie sono, quando non vengono spese per il bene di tutti.

Ma che soprattutto alla fine si sente quasi costretta a sfangarla individualmente, facendosi gli affari propri: che è appunto il più grande dei disastri. Furberie, ruberie, evasione fiscale, persino i semafori truccati per intascare più denaro dalle multe (e ribadisco "persino": sì, mi pare una rottura gravissima, indecente, del patto fra istituzioni e cittadini).

Sopravvissuti all'ennesima giornata di quotidianità liquida, accendiamo la tv, per assistere - sgomenti? divertiti? annoiati? addormentati nonostante il chiasso? - a scene davvero raccapriccianti di gente che urla e sbraita, si accusa e si rinfaccia, litiga di nani e ballerine (ahimé letteralmente), tenta di fare satira su cose che probabilmente non fanno tanto ridere chi non ha di che pagare - il mutuo? magari! - l'affitto in nero a fine mese.







E alla fine, nessuno trova una risposta soddisfacente alla domanda: «Ma perché Berlusconi, con i suoi soldi, non può fare quello che vuole a casa sua?». Un disastro, davvero.

1 commento:

  1. [...] This post was mentioned on Twitter by massola monica, Agnese Vardanega. Agnese Vardanega said: Un grande numero di ricerche su Google per "disastro antropologico" e quindi di visite al post http://bit.ly/gEtJPh [...]

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